Essere genitori di un bambino prodigio

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 4 min

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Ogni genitore è portato a fare confronti, e aspetta con ansia le varie tappe di crescita del proprio bambino, allarmandosi a volte quando vede che una certa abilità tarda a comparire. Ma che dire di quei bambini prodigio che invece “bruciano le tappe”, camminando a sette mesi, parlando a un anno, leggendo a tre, o mostrando doti speciali di abilità e comprensione? Che dire di quei bambini che mostrano una precoce indipendenza non solo nel badare a se stessi (come mangiare o vestirsi), ma anche una spiccata autonomia di pensiero, dimostrando anche a pochi anni di avere la capacità di argomentare, analizzare, risolvere problemi, prendere decisioni?

Un bimbo precoce e brillante pone ai genitori delle sfide particolari… è un’esperienza molto stimolante, ma certamente anche impegnativa, perché esce fuori dai binari prevedibili e quindi bisogna spesso improvvisare. I genitori devono imparare ad osservarlo e spesso sono spinti a stimolarlo e proporgli attività anche con molto anticipo rispetto agli altri bambini. In ogni caso, è importante non focalizzarsi solo sulle abilità cognitive classiche, come la lettura o il calcolo.

È anche importante che il bambino giochi, e che abbia esperienze sociali sia con gli adulti che con altri bambini di diverse età. È anche utile che questo tipo di bambino venga stimolato con attività creative, come disegnare, modellare la creta o altri materiali plastici per bambini, cantare e ascoltare musica, oppure con escursioni nella natura, osservazioni del mondo naturale. Il sapere non è solo sui libri!

Ci sono da tenere presenti alcuni concetti importanti rispetto ai bambini precoci. Un bambino precoce non è un bambino prodigio” nel senso che è più intelligente degli altri: è semplicemente più precoce, cioè arriva prima degli altri a certe tappe intellettive. Questo non significa che sarà così per sempre: alcuni, col tempo, si riallineano perfettamente alle tappe evolutive e cognitive dei loro coetanei. Attenzione, quindi, a non avere aspettative troppo alte. I genitori possono

talmente abituarsi ad avere a che fare con un figlio brillante, da restare delusi quando si comporta, semplicemente, come la media dei bambini della sua età. Se ricevere stimoli adeguati a soddisfare la sua intelligenza è una gioia per il bambino precoce, dall’altro un eccesso di proposte educative può farlo sentire sempre sotto pressione e farlo entrare in ansia da prestazione.

Altri bambini, d’altronde, rimangono sempre un “passo avanti”, e questo se da un lato è un vantaggio, dall’altro può rendere al bambino più difficile integrarsi in un gruppo di coetanei, specialmente in ambito scolastico, dove in genere il bambino si può sentire “stretto” nei metodi, nei contenuti e nella tempistica didattica. Questi bambini hanno insomma bisogno non solo di stimoli e letture adeguate al loro bisogno e capacità di sapere e imparare, ma anche di essere aiutati a comprendere le reazioni degli altri e come rapportarsi socialmente in un mondo che non va alla loro stessa velocità.

Inoltre, un bambino intellettivamente precoce non necessariamente, anzi quasi mai, lo è anche dal punto di vista affettivo. A volte, dato che è così sveglio e intelligente, gli adulti possono sopravvalutare la sua maturità affettiva e restare quindi sorpresi quando “si comporta in modo infantile”. Ma le tappe di maturazione affettiva in genere sono del tutto nella norma, il che significa che mentre un bambino di quattro-cinque anni può avere un’età mentale di 8 o 10 anni, emotivamente è pur sempre un cucciolo, un piccolo bambino bisognoso di coccole e che ha ancora tanto da imparare sull’animo umano, su come relazionarsi e su come gestire le proprie emozioni. Sì dunque agli stimoli e al “nutrimento” per la mente affamata del bambino, ma sì anche alla comprensione, le coccole e la tenerezza. La cosa importante, sempre, è seguire il proprio bambino: è lui il manuale sul quale imparare ad essere genitori!

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