Come gestire le crisi di collera e rabbia del un bambino

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Fra il secondo e il terzo anno, il bambino subisce enormi cambiamenti. Acquista autonomia nel movimento, diventa più determinato, attivo, desidera esplorare, toccare tutto, mettere in bocca, fare tutto ciò che vede fare ai suoi genitori o ai fratelli più grandi, e questo gli causa molte emozionanti avventure ma anche, spesso, grandissime frustrazioni, emozioni forti che non sa ancora come gestire bene. Specie se non sa ancora esprimersi a parole, il bambino sfoga la frustrazione di non riuscire a fare tutto, o di imbattersi in un divieto, con grandi pianti e crisi di rabbia infantile, in cui esprime le sue emozioni in modo molto intenso e fisico, gettandosi a terra, scalciando o colpendo, a volte colpendo se stesso.

I genitori sono spiazzati da questi momenti di perdita del controllo, vorrebbero calmare il bambino arrabbiato ma anche fargli capire che non tutto si può ottenere.

Cercare di comprendere il bisogno che sta dietro il “capriccio”, prendendolo per tempo, spesso previene ed evita una vera e propria crisi di rabbia peggiore, anche se a due o tre anni occorre mettere in conto anche i momenti “no”. Questo approccio rispetta i sentimenti del bambino ma nello stesso tempo non significa dire di sì a ogni cosa che chiede: solo cercare di capire cosa c’è dietro la richiesta, come si sente il bambino, che sta succedendo veramente in quel momento di crisi. Meglio ridurre al minimo le occasioni di fare ciò che non gli è consentito, organizzando una casa “a prova di bambino; e meglio, più che proibire ad esempio di toccare una certa cosa, proporre in positivo una diversa attività permessa. A volte, capendo che la crisi di collera sta per arrivare, fare una proposta che distrae e interessa il bambino, un’attività interessante da fare insieme, permette di evitare la crisi.

Durante gli attacchi di rabbia tipici di questa età, quando il bambino ha perso il controllo, ogni genitore deve trovare l’approccio che più aiuta il bambino a riprendere il controllo di sé, considerando che nel momento della crisi il bambino fa fatica anche a capire cosa gli succede e gli è difficile controllarsi, quindi spiegazioni o esortazioni vanno rimandate a dopo. Può aiutarlo un atteggiamento calmo dell’adulto, anche solo stare vicino e parlare con voce calma, descrivendo ad alta voce quello che succede, e i suoi sentimenti; questo può aiutarlo ad aumentare la sua consapevolezza e a superare la crisi più rapidamente. Si può tenere una mano ferma sulla schiena del bambino, abbracciarlo – ma solo se il bambino accetta, tenergli una mano. Se la crisi avviene in un luogo pubblico, e spesso succede in situazioni di eccesso di stimoli o di confusione, può essere utile appartarsi con il bambino in un luogo tranquillo, aspettando che “passi” .

Bisogna capire che i sentimenti e le emozioni forti che il bambino arrabbiato prova in quei momenti non sono una sua “scelta” , e vanno comunque accettati; ovviamente non allo stesso modo dobbiamo accettare i suoi comportamenti se sono dannosi per sé o per gli altri, e la cosa migliore è impedirli fisicamente, senza sgridare ma con fermezza.

Se l’adulto riesce a restare calmo e parlare con lui di cosa lo ha fatto arrabbiare, magari dopo che gli sarà passato l’accesso di rabbia, potrà tornare sull’argomento aiutandolo a comprendere i motivi della sua rabbia, i motivi dei «No» e a trovare altre soluzioni accettabili per tutti.

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