Il mondo in scatola

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Il fascino della TV è spesso irresistibile per un bambino, anche sotto i tre anni. Impariamo insieme a non farla diventare dannosa e il suo passatempo preferito. 

 

Quella scatola misteriosa che racchiude immagini e suoni, spesso più stimolanti della statica realtà dei nostri appartamenti cittadini, diventa molto presto oggetto di attenzione anche da parte dei piccolissimi. Si tratta di una realtà quotidiana, e come tale, per non farla diventare dannosa, è bene affrontare la cosa fin dall'inizio. Ogni genitore si chiede quando sia il caso che il bambino cominci a guardare la TV, per quanto tempo, come e in quali occasioni. D'altronde, semplicemente negare la TV non è sempre semplice: ad esempio ci sono gli altri membri della famiglia che la guardano, o al bimbo può capitare di assistere a un programma a casa dei suoi amichetti, o persino, a volte, al nido o alla ludoteca. Tuttavia, questa esperienza deve essere un'eccezione nella vita quotidiana del bambino sotto i tre anni, per non farla diventare dannosa e e per molti altri motivi. Il primo è che a questa età il confine fra la realtà e la fantasia è estremamente vago: il bambino non è in grado di comprendere chiaramente che ciò che vede in TV è una finzione, e può temere che le situazioni che vede si verifichino davvero, o cercare di riprodurle nella realtà. Il secondo motivo è che è molto difficile selezionare programmi adatti a un bambino piccolo, e senza irruzioni di pubblicità o presentazioni di immagini inappropriate per la sua età.



La televisione è studiata per avere un impatto forte, specialmente visivo e uditivo, ma anche emozionale: i suoi ritmi sono molto più serrati di quelli della realtà, dove gli eventi si snodano con pause e spazi che permettono la riflessione e l'elaborazione di quanto si è percepito. Quale effetto dannoso può avere questo tipo di stimolazione su una mente che è ancora tutta da costruire e organizzare? La mente del bambino piccolo non ha ancora sviluppato quelle strategie che permettono di "filtrare" la percezione e ignorare l'eccesso di informazioni e stimoli. Di fronte al bombardamento multisensoriale della TV, il bambino può dapprima sentirsi sopraffatto e disorientato; successivamente può sviluppare una strategia di "distrazione controllata" che gli permetta di restare solo in superficie del flusso di informazioni, afferrando immagini e parole in modo discontinuo e caotico. Questa strategia estrae dal caos dei frammenti che colpiscono l'immaginazione, senza inserirli in uno schema logico, in una definizione strutturata. La strutturazione dell'esperienza infatti avviene solo quando il soggetto è parte attiva: interagendo con l'ambiente, rispondendo, toccando, riproducendo. Cosa non facile da realizzare davanti allo schermo televisivo, che induce invece passività. Inutile dire dunque che il bambino non va mai lasciato da solo davanti allo schermo, ma ha bisogno di un adulto accanto a lui che lo aiuti a comprendere. In ogni caso, è bene che la televisione sia un'esperienza saltuaria a questa età: meglio un gioco fatto insieme a mamma o papà, o ad altri bambini, nel quale il bambino possa toccare, interagire, correre, parlare e, nel suo fare, ricevere risposta.

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