Gestire la differenza d’età tra fratelli  

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Quando due figli nascono a distanza di molti anni fra loro, il maggiore può essere un bambino già in età scolare o anche preadolescente. I genitori si chiedono a volte come gestire un divario così grande: primo e secondo figlio o figli comunque molto distanti per età vanno un po’ trattati come due figli unici, infatti la relazione fra i due fratelli sarà un po’ come fra un bambino e un vice-papà o una vice-mamma, anche se molto più vicino e alleato in quanto appunto sempre fratelli.

 I genitori possono sviluppare delle aspettative verso il figlio maggiore, di aiuto e condivisione dell’impegno di accudire il neonato (un ragazzo grandicello è più emancipato emotivamente, è già proiettato fuori della famiglia con amici e compagni, sa gestirsi da solo per tanti aspetti della sua vita).

C’è però il rischio di sottovalutare i bisogni del fratello maggiore che, seppure grande, è ancora un bambino piccolo o un ragazzo bisognoso dell’attenzione dei suoi genitori.

Coinvolgerlo alla nascita nella cura del nuovo neonato lo farà sentire vicino ai genitori e lo potrà gratificare, aiutandolo anche ad acquisire competenze utili in futuro quando, forse, sarà un padre affettuoso; ma non potrà sostituire o azzerare il bisogno, comunque, di essere non solo un vice-papà, ma anche un figlio. Questo è un aspetto positivo e che può essere meraviglioso per il neonato, che si trova una persona amorevole in più a prendersi cura di lui, e anche un’esperienza arricchente per il figlio maggiore: purché non si approfitti e non si carichi eccessivamente di pretese questo ruolo spontaneo, nel qual caso può diventare gravoso per il primogenito e opprimente per il piccolo.

Anche un bambino di 7, 9 o 12 anni, infatti, ha ancora bisogno dei genitori, della loro presenza e rassicurazione affettuosa, e anche in lui, seppure “grande”, c’è necessità di presenza e attenzioni mentre si adatta alla rivoluzione, organizzativa ed emotiva, causata dall’arrivo di un piccolo nuovo individuo in famiglia, che assorbe così tanto i genitori con le sue esigenze.

Un bambino che ha iniziato ad applicarsi negli studi, o che è alle soglie della pubertà, si trova in una fase impegnativa del suo sviluppo: la scuola richiede tutto il suo impegno come mai era accaduto in precedenza, il suo intelletto fa un balzo in avanti e passa a uno stadio superiore dello sviluppo cognitivo, e ha bisogno di sentire i genitori che lo affianchino con considerazione e riconoscano il suo impegno.

Sarà importante avere quindi dei momenti in cui dedicarsi del tutto a lui. Non c’è una soluzione ideale per tutte le famiglie: tenendo sempre in considerazione anche gli aspetti esterni che a volte guidano l’organizzazione familiare, occorre come sempre regolarsi sui bambini, tenendo conto dei bisogni del neonato ma anche valutando la maturità emotiva del figlio maggiore, restando aperti e in ascolto dei suoi sentimenti e bisogni, condividendo apertamente le problematicità, chiedendo il suo parere, in modo da fare insieme un bilancio attento della situazione familiare, senza preclusioni ma con realismo e comprensione delle esigenze di tutti.

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