Litigi tra bambini: chiedere scusa, fare la pace.
A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone
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VAI AI PREFERITICapita spesso quando in famiglia c’è più di un bambino: a un certo punto scoppia il litigio. Pianti, strilli o anche qualche reazione manesca creano scompiglio e gettano costernazione fra gli adulti.
Spesso la reazione degli adulti, oltre a dividere i due litiganti, è quella di rimproverare l’aggressore e di chiedere che si scusi e “faccia la pace”.
Dietro questa richiesta ci sono le migliori intenzioni: si vuole che il bambino comprenda che urlare o picchiare non va bene, si spera che i propri bambini divengano capaci di comprensione, tolleranza e gentilezza, e si desidera ardentemente vederli sereni e contenti e rappacificati.
Insegnare al proprio bambino a chiedere scusa quando il suo comportamento causa un problema o un torto a qualcuno è utile, gli dà un modo per formalizzare la fine delle ostilità. è importante che il bambino diventi consapevole dell’effetto dei suoi comportamenti, ed è anche importante che apprenda come riconciliarsi dopo una lite o riparare a un gesto violento. Tuttavia è importante che le scuse non diventino un vuoto rituale, ma si fondino su un reale lavoro di comprensione dei reciproci punti di vista fra le due parti in conflitto; altrimenti la pace raggiunta è fittizia, una tregua imposta dalle regole degli adulti e non una reale riconciliazione.
Fare la pace non è un’azione, è un processo, di cui la pace è solo il punto d’arrivo. Chiedere scusa è il suggello di una comprensione avvenuta, ma per arrivare a questo punto di arrivo, al bambino, che è addolorato, furioso o spaventato, occorre prima un aiuto per comprendere e gestire i suoi sentimenti in subbuglio. Occorre insomma che l’adulto che interviene si fermi un momento a evidenziare cosa sta succedendo, ed aiuti i bambini stessi a comprendere l’accaduto.
“Hai gridato a tua sorella. Sei arrabbiato. Vedo che stava succedendo che…” – una semplice descrizione.
“Hai dato uno schiaffo a tuo fratello. Lo schiaffo gli ha fatto male. Eri spaventata/ arrabbiata/ disorientata dalle sue urla e volevi che smettesse. Non sapevi come fare.” – ancora una descrizione.
Si possono porre delle regole: “Se avete un problema, se ne può parlare insieme. Ma urlare non aiuta a capire cosa succede. Se urli, non si capisce bene che cosa vuoi. Picchiare non aiuta a risolvere il problema, fa solo male e fa diventare l’altra persona ancora più arrabbiata. Proviamo a vedere insieme come si può risolvere questo problema senza urlare e senza picchiare.”
Se si lascia spazio alla comprensione del problema, i bambini ritroveranno la calma; sentiranno che l’adulto davvero si è accorto di quanto sono agitati e contrariati, e davvero gli interessa sapere cosa è successo e come risolvere il problema. I bambini si sentiranno fiduciosi di essere ascoltati e quindi potranno spiegare i loro punti di vista, e scoprire dei modi per risolvere il conflitto senza litigare. A quel punto, ritrovata la calma, le scuse diventano spontanee. Magari non saranno fatte di parole rituali - “ti chiedo scusa”, ma saranno fatte di un sorriso, un abbraccio, un prendersi per mano, un parlare insieme con calma e giocare insieme. Potranno anche essere fatte della decisione di stare ciascuno per conto proprio per un po’, e riconciliarsi più tardi. Occorre dare tempo ai bambini di trovare il loro modo per riconciliarsi, e fiducia che anche loro desiderano la pace molto più di quanto vogliano la guerra.