L’ansia materna: è esagerata?

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Perché piange? Starà mangiando abbastanza? Avrà bisogno di essere cambiato, avrà caldo, freddo, sete, sarà stressato, avrà qualche malattia? Dove avrò sbagliato? Lo sto affamando? Poverino è scomodo e non me ne sono accorta. Forse lo sto viziando, o al contrario, gli sto negando il contatto e l’amore di cui ha bisogno? Sarà forse quello che ho mangiato che gli ha causato quello sfogo sulla pelle?

Questi e altri mille quesiti angosciano quotidianamente la madre ai primi passi, e i sentimenti di inadeguatezza, colpa e ansia sono sempre pronti ad affacciarsi. Probabilmente la mamma si sente un po’ smarrita anche perché al giorno d’oggi sono poche le occasioni di vedere altre donne accudire quotidianamente i loro bimbi e quindi avere esempi, affiancamento e sostegno da parte di genitori più esperti. Anzi, molto spesso l’ansia viene anche sollecitata da chi sta intorno alla mamma, con domande inopportune che minano la sua sicurezza e senso di competenza; e allo stesso tempo, forse qualcuno l’avrà pure rimproverata di essere troppo ansiosa.

Tuttavia, questi sentimenti di preoccupazione sono del tutto fisiologici e naturali. Forse la mamma stessa si sente sopraffatta dall’intensità dell’amore e del senso di protezione che prova per il suo bambino, così meraviglioso e fragile; ma quello che lei prova è del tutto normale e funzionale. È così che le madri imparano a capire il loro bambino e rispondere prontamente ai loro bisogni.

Lo psicoanalista Winnicott (che fu molto attento proprio ai sentimenti materni) la chiamava “preoccupazione materna primaria” e sottolineava che si tratta di un sentimento istintivo e fondamentale, funzionale alla sopravvivenza della specie. In poche parole, se come specie umana siamo ancora qui e non ci siamo estinti, è proprio grazie al fatto che le madri sono così ansiose e sollecite nell’accudire il proprio figlio, senza abbandonarlo mai!

L’importante è accogliere quest’ansia, imparare a gestire l’ansia, senza combatterla cercando di essere “distaccate”, ma anzi curarla con la vicinanza, le carezze, l’allattamento, le coccole, il contatto pelle a pelle, il sonno condiviso. Senza timore di viziare il bambino ma anzi con la consapevolezza che questa base affettiva lo renderà forte, anzi, renderà forti entrambi, il bimbo e la sua mamma.

Crescendo, il bambino diventerà più competente, abile, capace di comunicare chiaramente le sue necessità, e l’ansia materna si attenuerà, senza mai però venir meno l’istinto protettivo, il che non è sbagliato: i bambini sono indifesi e vulnerabili per tanto tempo!

La maternità dunque è anche questo, essere in ansia per il benessere dei nostri cuccioli, ma è anche molto di più. In primo luogo la possibilità di godere dell’intensità del legame con loro, della tenerezza, gioire per le loro conquiste, recuperare l’emozione e la meraviglia verso l’universo, potendo guardare il mondo attraverso i loro occhi.

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