Crescere un bambino bilingue
A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone
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VAI AI PREFERITIAvviene sempre più spesso che un bambino cresca in una famiglia bilingue in cui sono presenti genitori di nazionalità e lingue diverse. Questo doppio patrimonio è una ricchezza che può costituire un meraviglioso dono da offrire al bimbo che deve ancora nascere. Ci sono persino bambini che crescono in famiglie dove le lingue parlate sono tre o più, e questo non costituisce mai un problema. E non è mai troppo presto per preoccuparsi di porgere il dono del bilinguismo al proprio bambino: perché non cominciare ancora prima che nasca?
Il bambino in utero viene normalmente esposto al suono della lingua materna. E’ importante che ella parli (al bambino o con altre persone) nella sua lingua madre, cercandone l’occasione se non è la lingua parlata dal lei normalmente nell’ambiente in cui si trova al momento. Ogni lingua ha un suo ritmo e sonorità, e il bimbo non ancora nato già apprende questa musicalità attraverso il suono delle parole materne.
In una famiglia bilingue, anche il papà potrà parlare vicino al pancione per far assaggiare al suo piccolo il suono della lingua paterna. Si possono anche far ascoltare canzoni in entrambe le lingue, cantando o mettendo della musica. In questo modo il bambino quando nasce avrà già una “impronta” di entrambe le lingue.
Le lingue vengono imparate e apprese con molta naturalezza dal bambino quando sono parlate in famiglia. Dopo che il bimbo è nato, la cosa ideale è che i genitori parlino normalmente al figlio nella propria lingua madre, in modo che egli sia esposto a entrambe le lingue e le apprenda con naturalezza. Non è necessario che ogni genitore parli sempre e solo nella sua lingua madre, come si faceva in passato.
Generalmente il bambino bilingue inizia più tardi a parlare: fin dalla nascita deve elaborare una quantità doppia di informazioni! Però non ha particolari difficoltà. All’inizio potrà succedere con una certa frequenza che “mescoli” le due lingue, usando in una lingua i vocaboli dell’altra e declinandoli secondo le regole grammaticali dell’una o dell’altra lingua; ma questo fenomeno verrà superato via via che egli cresce.
Non c’è nulla di complicato nell’imparare parole diverse per indicare la stessa cosa: se ci si riflette, questo succede anche quando la lingua appresa è una sola. Non chiamiamo forse la stessa scodella “piatto”, “scodella”, “bianca”, “vuota”, “piena”, “pastasciutta”, “attenta-che-se-cade-si-rompe”? O indicando lo stesso mare non diciamo forse “oceano”, “mare”, “onde”, “spiaggia”, “bagno”, “acqua”? I bambini imparano a usare l’uno o l’altro termine attraverso il contesto, senza alcun imbarazzo.
Quando il bambino sarà più grande si potranno rafforzare le sue conoscenze della lingua meno parlata in famiglia, cioè quella diversa dalla lingua del Paese in cui vive e frequenta la scuola, mostrandogli film e leggendogli libri in questa lingua; in questo modo il bambino verrà gradualmente esposto anche al modo in cui i suoni delle diverse lingue vengono trascritti in lettere.
Offrendole questa opportunità i genitori fanno al loro bambino un regalo prezioso: i bambini che crescono in una famiglia bilingue hanno una doppia ricchezza di pensiero ed espressione, perché ogni lingua è anche un sistema di pensiero e un modo di vivere interiormente la realtà.