Ottavo mese: perché ha paura degli estranei?

A cura della psicologa Dott. Antonella Sagone

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Sembrava già “grande” e improvvisamente regredisce: è più “appiccicoso”, reagisce con ansia e pianti se viene separato dalla mamma, soprattutto se è in presenza di persone estranee. Nei casi più marcati, il bambino rifiuta qualunque persona che non sia la mamma, persino i nonni o il papà. Questa fase viene chiamata “crisi dell’ottavo mese” o della “angoscia dell’estraneo”, proprio per la reazione che il bambino sviluppa di fronte a visi sconosciuti, mentre in precedenza sembrava così fiducioso e socievole anche con persone mai viste prima.

Di fatto, quello che può sembrare un passo indietro è invece il segnale degli enormi progressi compiuti dalla mente del bambino in questi primi mesi. Intorno all’ottavo mese infatti il bambino comincia a distinguere i genitori dagli altri adulti, e la vista dell’estraneo ha su di lui un effetto ansiogeno, perché gli ricorda più acutamente il fatto che la mamma non c’è. Il bambino insomma comincia a costruirsi un’immagine mentale della mamma, a “ragionare” sulla sua presenza e sulla sua assenza, e a capire che la mamma è un individuo separato da lui, che può andarsene. Sta sviluppando la capacità di valutare le situazioni di separazione e di anticipare il distacco, e comincia a pensare al prima e al dopo. Tuttavia, ancora non è capace di capire che se la mamma va via, o se lui resta solo in una stanza, poi lei tornerà da lui in seguito. Ecco perché è così bisognoso della costante presenza dei genitori.

Si tratta di una fase normale dello sviluppo emotivo del bambino, che ha bisogno solo di pazienza e fiducia da parte dei genitori, e della loro costante presenza e rassicurazione. Con la ripetizione delle esperienze di separazione il bambino alla fine imparerà che la mamma torna sempre; però è importante non forzare il bambino a queste esperienze, e farle cessare non appena egli comincia a manifestare segni di stress, perché tale stress rallenta l’apprendimento e può causare risultati opposti alle aspettative. La sicurezza di sé è una conquista che va fatta gradualmente.

Come sempre, occorre osservare il bambino e prendere nota del suo sviluppo, di quello che sa fare e di quello che ancora non sa o non è pronto a fare. Con il passare del tempo, il bambino progredirà, e sarà capace non solo di prefigurarsi la separazione dalla mamma, ma anche di immaginarsi il suo ritorno, gestire meglio l’attesa, e quindi sopportare meglio le separazioni. Con la maturazione motoria, poi, quando il bambino impara a gattonare e in seguito a camminare, potrà seguire gli adulti di sua iniziativa e avere un maggiore senso di controllo della distanza fra sé e la sua mamma, e anche questo rafforzerà la sua sicurezza.

Nell’attesa di queste nuove tappe di maturazione i genitori, rassicurando il bambino con la loro presenza amorevole e paziente, faranno aumentare la sua sicurezza di base; questo gli permetterà di andare avanti e tornare ad essere presto molto più intraprendente e autonomo di prima. 

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