Il bambino e l'animale domestico

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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I bambini possono imparare molto dalla convivenza con gli animali domestici, cani o gatti che siano, come la comprensione e il rispetto

A volte il bambino, appena arrivato in famiglia, trova un “comitato di accoglienza” molto particolare: scodinzolante, ronfante o cinguettante, un cane, un gatto o un uccellino. Gli animali domestici sono una grande risorsa per la famiglia con un bambino piccolo, perché egli li sente più vicini a lui, al suo modo di sentire così istintivo, al suo modo di comunicare con il corpo piuttosto che con le parole. Tuttavia, la coabitazione fra il bambino e l’animale domestico va gestita in modo che entrambi imparino a rapportarsi con rispetto e gentilezza, e nei limiti definiti dalle esigenze dei genitori e del resto della famiglia.  

Gli animali domestici sono, all’arrivo del neonato, un po’ come un figlio unico a cui sia improvvisamente arrivato un fratellino con il quale dividere le attenzioni degli altri membri della famiglia. Non è però generalmente difficile insegnare loro i limiti e i confini della loro esuberanza, curiosità e voglia di giocare, in modo compatibile con le norme dell’igiene e della sicurezza.  

Più impegnativo diviene, una volta che il bambino cresce e comincia a gattonare o muovere i primi passi, insegnargli come avvicinare l’animale domestico con garbo, in modo da non suscitare reazioni pericolose o sgradevoli per lui, ma anche in modo da non spaventare o nuocere l’animale stesso.  

La presenza di un cane, un gatto o un altro piccolo animale in famiglia è una splendida occasione per fornire al bambino insegnamenti fondamentali relativi alla comprensione e rispetto nei confronti di qualsiasi essere dotato di sensibilità. Gli animali sono meno dissimili da noi di quanto si pensi: hanno anche loro bisogni, sentimenti, umori, ritmi, bisogno di relazione, momenti di stanchezza o irritazione, voglia di giocare. Questo li rende da un lato dei compagni di gioco ideali per i bambini, in grado di affiancarli nelle loro prime avventure e scorribande casalinghe, e dall’altro anche capaci di offrire loro stimoli fondamentali che nelle nostre convulse giornate noi non siamo sempre in grado di fornire: contatto fisico, divertimento, attività.  

L’adulto dovrà inizialmente affiancare il bambino aiutandolo a conoscere i segnali non verbali che l’animale manda, in modo che sia prontamente in grado di distinguere quando il cucciolo è disponibile a giocare o a farsi coccolare, e quando invece mostra segni di stanchezza o nervosismo e vuole essere lasciato in pace. È poi fondamentale che il bambino impari, anche attraverso l’intervento diretto dell’adulto, a rispettare questi messaggi. Questo non solo preverrà reazioni istintive spiacevoli da parte del piccolo amico a quattro o due zampe, ma anche getterà nell’animo del bimbo il seme dell’empatia per ogni essere vivente, facendogli apprezzare il piacere di una relazione libera, basta sulla comprensione e sul reciproco rispetto. E se inizialmente potremo ritrovarci fra le gambe il nostro bimbo non solo che gattona, ma anche che miagola o abbaia da vero professionista, avremo più tardi il piacere di scoprire quanto un bambino anche solo ai primi passi o alle prime parole può essere responsabile e capace di prendersi cura e di accudire il suo personale “cucciolo” dotato di piume o di morbida pelliccia.

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