Cinque cose che (forse) non sai su vaccini e vaccinazioni

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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Le vaccinazioni sono la più antica pratica di medicina tutt’ora in atto.

La prima volta della vaccinazione fu quella contro il vaiolo, eseguita con successo dal medico inglese Edward Jenner il 16 marzo 1798 su William Summers, un bambino di cinque anni e mezzo. Quest’anno perciò la pratica vaccinale compie 220 anni. Poiché il vaiolo in quell’epoca uccideva centinaia di migliaia di persone, Napoleone, agli inizi del 1800, obbligò tutti i suoi soldati a vaccinarsi. A quell’epoca la medicina si basava anche su purghe e salassi e qualche rudimentale intervento chirurgico, quasi sempre fatale. Tutte queste pratiche sono state abbandonate da moltissimo tempo.

Tutte, eccetto i vaccini.

La prima vaccinazione diffusa a livello di massa in tutto il mondo, è stata anche la prima ad essere definitivamente abbandonata.

Stiamo parlando sempre della vaccinazione antivaiolosa: in Italia l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo è stato definitivamente sospeso nel 1977. Dopo circa 200 anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarava in quegli anni l’estinzione definitiva del vaiolo dalla faccia della Terra. In pratica non esisteva più nessun virus del vaiolo in circolazione. Niente virus uguale niente contagio. Niente contagio, niente malattia. Se non c’è una malattia da cui proteggersi non c’è bisogno neppure di una vaccinazione contro quella malattia.

Il vaccino finisce quando vince la sua guerra.

Tutti insieme è meglio.

Non c’è un limite al numero di antigeni che si possono somministrare contemporaneamente. Un bambino di due mesi comincia con due punture e delle gocce per bocca, che contengono 23 antigeni diversi: antigeni della difterite, del tetano, della pertosse, dell’epatite B, dell’emofilo B, a cui si aggiungono 3 diversi ceppi di virus della poliomielite (e questa è la puntura “esavalente”); la seconda puntura (antipneumococcica) contiene gli antigeni di 13 diversi tipi di pneumococco; infine nelle gocce ci sono antigeni del rotavirus. Oggi è così, ma è probabile che in futuro si riesca a produrre vaccini che conterranno ancora più antigeni. Il sistema immunitario reagisce benissimo a questo che sembra un “bombardamento”, produce velocemente anticorpi ed acquisisce l’immunità senza che l’organismo abbia più effetti collaterali di quanti ne avrebbe somministrando i vaccini uno per volta. Ma questo non è il solo vantaggio della vaccinazioni multiple: somministrandole contemporaneamente si ottiene un notevole risparmio di tempo e di risorse per il Servizio Sanitario. Massima efficacia, massima efficienza e nessun inconveniente, la sicurezza dei vaccini è riconosciuta dalla comunità scientifica.

Si può vaccinare fin dal primo giorno.

Non c’è un limite al loro inizi. L’esempio è quello dell’antiepatite B che viene fatta ai neonati da madri affette da questa malattia il giorno stesso in cui nascono. L’epatite B è spesso una malattia cronica: questo significa che i virus possono restare in circolazione nel sangue degli ammalati anche per tutta la vita. Se una donna è in queste condizioni e rimane incinta, non trasmette il virus durante la gravidanza attraverso la placenta, ma può trasmetterlo attraverso il canale del parto o il sangue nel momento in cui il bambino nasce. Se questo dovesse accadere il bambino correrebbe un rischio serio di diventare lui stesso un malato cronico. Ma se viene vaccinato il giorno stesso in cui nasce, il suo organismo comincerà immediatamente a produrre anticorpi che lo proteggeranno e impediranno l’infezione. Ecco perché da molti anni ormai tutti i neonati da mamme affette da epatite B vengono vaccinati alla nascita e non a due mesi, come tutti gli altri.

In questo caso presto e bene stanno proprio insieme.

Si comincia a vaccinarsi da piccoli, ma si continua per tutta la vita.

Tutti siamo molto informati sull’argomento relativamente ai bambini, ma non tutti sanno che esse si protraggono per tutta la vita. Stiamo parlando dei numerosi richiami iniziati dopo la nascita: per esempio per proteggersi dal tetano, l’antitetanica deve essere ripetuta per tutti ogni 10 anni. Poi ci sono alcune vaccinazioni indispensabili per alcune categorie di lavoratori: per esempio gli studenti di medicina e il personale sanitario è obbligato a vaccinarsi contro la tubercolosi, per proteggere se stesso dal possibile contagio da parte di un ammalato, ma anche per proteggere gli ammalati dal possibile contagio da parte di un operatore infetto. Infine ci sono vaccini particolarmente indicati nelle persone più anziane, come, per esempio, l’antipneumococcica che può salvarli dal rischio di ammalarsi di polmonite o meningite.

I vaccini sono come gli esami: non finiscono mai.

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