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VAI AI PREFERITI I primi mesi di vita sono per il bambino un incredibile percorso di apprendimento: nel giro di poche settimane, quanti progressi! Ma anche i genitori in quei pochi mesi compiono un percorso lunghissimo, e imparano così tante cose su come accudire al meglio il proprio bambino.
Non è facile però “fare la cosa giusta” con un bimbo che a malapena riesce a farci capire se sta bene o se è infelice, e che dipende da noi in tutto e per tutto! Ogni mamma e papà quindi si interroga sul suo operato, e cerca di fare tutto nel modo migliore. Come giudicare se sta facendo bene? La mamma e il papà hanno una prima, essenziale fonte di informazione: il loro bambino, che manda segnali molto eloquenti per informare i genitori del suo stato di benessere. Ma questi devono anche confrontarsi con i valori e le aspettative della società in cui vivono, che ha una sua precisa teoria su come debba comportarsi un “buon genitore”, e su quali risultati, nel comportamento del bambino, dimostrino il loro successo.
Il giudizio e l’apprezzamento della società in cui il genitore vive incide moltissimo sulla stima che ha di se stesso. Nella nostra cultura sono molto radicati alcuni pregiudizi o credenze riguardo all’educazione dei figli, che rendono difficile ai genitori ascoltare e recepire i bisogni del bambino e rispondervi al meglio. Infatti, esiste l’idea, del tutto infondata, che chi risponde sollecitamente ai bisogni del bambino lo “vizi”, cioè lo renda più fragile, dipendente, incapace di accettare i limiti imposti dalla società e dal mondo intorno a lui. La nostra cultura disapprova le madri troppo materne!
Si pensa inoltre che, se il genitore agisce correttamente, il bambino sarà sempre felice, sereno, tranquillo, adattato alle circostanze. Così ogni volta che il bambino piange, o rifiuta la pappa, o si inquieta, o appare in qualche modo infelice, la madre pensa: non sono una brava mamma!
Si tratta di un’illusione: il bambino non sempre sarà felice e in pace con il mondo, proprio perché il mondo è fatto di momenti buoni e cattivi, di sfide continue anche per un bambino di poche settimane o mesi. Proteggere il bambino dai momenti di contrarietà o difficoltà è oltre il potere umano, e non sarebbe nemmeno giusto che fosse possibile. Il grande psicoanalista Winnicott ha coniato un termine importante: “Madre sufficientemente buona”. Non è necessario, infatti, essere perfetti per essere una buona madre, un buon padre. Non serve essere impeccabili, fare sempre la cosa giusta: il genitore è quello “quasi perfetto”, che, pur a volte sbagliando, si corregge guardando il suo bambino, imparando da lui; è il genitore che è sempre accanto al bambino, al suo fianco, nei momenti buoni come in quelli cattivi, quando il bambino è felice e soddisfatto e quando è inquieto e inappagato. Quello di cui il bambino ha bisogno non è sapere che la mamma e il papà magicamente risolveranno ogni suo problema, ma essere certo che la mamma e il papà lo comprendono, lo amano esattamente per quello che è, e sono sempre lì accanto a lui.