Il morbillo nei bambini.

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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Nei bambini il morbillo è una malattia diffusa, che tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle quando eravamo piccoli. La parola morbillo è quasi simpatica: significa piccolo morbo, piccola malattia.

Ed era proprio così, quando venne creato questo termine: il morbillo era una malattia “piccola” a paragone di quelle grandi, la tubercolosi, il vaiolo, la meningite…

Piccola, ma non per questo innocua, visto che quando arrivava a ondate epidemiche si lasciava alle spalle qualche centinaio di morti: poca cosa, all’epoca, quando in una famiglia nascevano molti bambini e ne sopravvivevano solo poco più della metà; un tributo inammissibile oggi.

Che però nei paesi più poveri e in quelli in cui la vaccinazione non si è diffusa ancora in parte si paga.

Il morbillo comincia subito con una febbre alta, la tosse, gli occhi rossi, qualche piccola macchiolina biancastra in bocca; subito dopo compaiono le macchioline, tante, a rilievo e sparse dappertutto. Il bambino sta piuttosto male: a parte le solite medicine per abbassare la febbre non può essere curato con nessun farmaco, perché la malattia viene da un virus contro il quale non esistono antibiotici.

La durata è di qualche giorno, ma, in alcuni casi, può dare delle complicazioni a livello polmonare, ma soprattutto a livello del cervello: l’encefalite postmorbillosa.

Sono queste complicanze a richiedere il ricovero in ospedale e a causare, in qualche caso, la morte.

Ancora una volta l’arma per combattere il morbillo nei bambini esiste: è la vaccinazione che, causando una piccola malattia inapparente e senza conseguenze, determina la produzione di anticorpi capaci di proteggere il bambino per anni, allo stesso modo in cui sono protetti quelli che hanno già passato la malattia naturale.

Il vaccino esiste da più di 30 anni ed è stato somministrato in miliardi di dosi in tutto il mondo, causando una forte diminuzione dei casi di morbillo.

Purtroppo questo vaccino si è trovato al centro di un caso di vera e propria disinformazione sanitaria: nel 1998 un medico inglese pubblicò un articolo su una prestigiosa rivista medica in cui sosteneva che la vaccinazione antimorbillo era all’origine di alcuni casi di autismo.

Questo articolo fece molto scalpore e causò un’ondata di diffidenza verso questo vaccino e, contemporaneamente, l’avvio di numerosi studi in tutto il mondo che avevano lo scopo di confermare o smentire questa teoria.

Gli studi, condotti indipendentemente fra di loro da medici di tutto il mondo, smentirono sempre il collegamento fra il vaccino e l’autismo e poi si scoprì anche che l’autore di quell’articolo aveva un suo interesse personale nel diffondere questa teoria.

Ma restarono in giro le voci che si moltiplicarono e si moltiplicano all’infinito.

Il risultato è che le coperture del vaccino antimorbillo non sono mai state ottimali e la malattia circola ancora, provocando piccole epidemie che lasciano anche la loro scia di complicazioni gravi e decessi.

La comunità medica però non si arrende e continua a raccomandare con forza di vaccinare i bambini contro il morbillo: la vaccinazione si fa in due riprese, a un anno e a sei anni.

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