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VAI AI PREFERITI L’arrivo in famiglia del primo figlio è un’autentica rivoluzione: organizzativa, emotiva, di conoscenza, di relazioni... tutto viene cambiato dalla presenza di questo esserino che, pur così piccolo, sa farsi capire molto bene e sa far ruotare tutto il mondo intorno a lui. I genitori, spesso, si sentono impreparati, incerti, camminano su un terreno inesplorato, e devono imparare “tutto” del mestiere di genitori.
Soprattutto, saranno presi dal loro bambino e lo scopriranno a poco a poco, imparando progressivamente a comprendere i suoi segnali, i suoi bisogni, le sue reazioni.
Scopriranno quello che “funziona” e quello che “non funziona” per risolvere le varie difficoltà; come affrontare il suo pianto, il suo bisogno di contatto, i suoi momenti di stanchezza. Diventeranno competenti e sempre più sicuri, e si faranno un’idea di cosa significa essere genitori, accudire un bambino, crescerlo ed educarlo.
Poi, un giorno, nasce un secondo figlio. La situazione ora è molto diversa: i genitori sono degli esperti, il primo bambino ha fatto loro scuola, e loro si sono modellati su di lui. Senza rendersene conto, è il bambino che ha creato i genitori. Ma spesso cosa succede? che il secondo figlio è diverso. Non ha gli stessi ritmi, esigenze, reazioni del primo. Si calma in modi diversi; il suo appetito segue schemi differenti; il suo livello di attività, o di sensibilità, o di socievolezza può differire profondamente da quello del primogenito. In una parola, è un altro bambino.
Questa ovvietà non sempre è facile da cogliere ed accettare da parte dei genitori.
L’esperienza con il primo bambino ha lasciato un’impronta profonda, una sorta di «Con i bambini si fa così», quasi scolpita “sulla pietra” nelle loro menti e nei loro cuori. E la diversità del secondo figlio li disorienta. “Perché fa così? eppure sto facendo tutte le cose giuste, tutte le cose che funzionano con i bambini!” grida la mente del genitore alle prese col piccolo. Questa illusione di avere “di nuovo”, in un certo senso, lo stesso bambino, è dura a morire, ci possono volere anche un po’ di settimane prima di capire a livello profondo che si ha a che fare con un individuo unico, nuovo e tutto ancora da scoprire. Ancora una volta, i genitori sono trasformati dal nuovo arrivato in novellini alle prime armi, costretti a procedere per prove ed errori e a imparare il linguaggio del bambino che hanno di fronte.
Una volta accettato questo concetto importante, una volta che i genitori si rassegnano a mettere via il loro armamentario di trucchi collaudati e a scoprirne di nuovi, ecco che il disorientamento e le difficoltà iniziali si dissolvono, e la relazione con il neonato si avvia su binari più scorrevoli e rilassati, senza più quella sensazione di disorientamento dei primi tempi. È l’importante momento dell’accettazione profonda che ogni nuovo nato ha diritto di ricevere dal mondo e dalle persone intorno a lui: essere accolto e accettato così com'è, nella sua unicità.
Tutto questo costituisce anche la ricchezza dell’essere genitori per la seconda volta. O anche per la terza o la quarta; perché ogni bambino, che sia il primo o il secondo o tutti quelli che seguono, è sempre un nuovo universo tutto da esplorare e comprendere.