Lo sviluppo del gusto nel feto e nel neonato

A cura del pediatra Dott. Vincenzo Calia

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Un feto e un neonato non sfuggono alla regola del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach: siamo quello che mangiamo perché il nostro corpo è costituito da molecole di sostanze che derivano dal cibo di cui ci nutriamo ogni giorno. In questo caso le cose sono un po’ più complicate.Il feto e il neonato derivano l’energia e le sostanze di cui sono costituiti da quello che la mamma incinta mangia.

Ma non riceve cibo e non assimila sostanze attraverso la bocca e l’intestino: questa energia e queste sostanze gli arrivano attraverso il sangue della mamma che irrora la placenta; nella placenta si svolge uno scambio e le sostanze nutrienti passano nel sangue del feto che le distribuirà in tutto il suo corpo. Cosa sente quindi il feto nel pancione della mamma?



Nonostante il feto non si nutra attraverso la bocca come facciamo noi, “gusta”, se pure indirettamente, molti sapori.

Quello che la mamma incinta mangia, o meglio il sapore di quello che la mamma incinta mangia, si riversa nel liquido amniotico in cui il feto è immerso.Sembra che fin dall’ottava settimana di gravidanza il feto sia dotato di papille gustative, e successivamente queste papille cominciano a connettersi al cervello, dando vita così allo sviluppo del senso del gusto.



Il feto, durante la gravidanza, beve continuamente il liquido amniotico in cui galleggia e perciò i sapori “sciolti” in questo liquido stimolano le sue papille gustative e poi l’informazione raggiunge il cervello, centralino che raccoglie tutte le nostre sensazioni.



Dalla metà del secondo trimestre di gravidanza si può notare che l’espressione del feto cambia se la sua mamma ingerisce alimenti particolarmente gradevoli al palato, come i dolci. Queste espressioni di soddisfazione indicano che il feto sta gustando il sapore gradevole del liquido amniotico, “addolcito” da quello che la sua mamma ha appena mangiato. Perciò gli studiosi oggi ritengono che già in pancia il feto cominci a conoscere il mondo e i suoi sapori, inizi dunque a sviluppare il senso del gusto.



Una conoscenza che in qualche modo rimarrà impressa nella sua memoria e faciliterà nel neonato, quando sarà arrivato il momento dello svezzamento, l’accettazione dei mille sapori e gusti nuovi che lo aspettano nella vita “da grandi”.La specie umana vive in una grande varietà di ambienti diversi e le popolazioni sparse sulla faccia della terra hanno le più disparare tradizioni culinarie. Perciò le donne incinte mangiano cose diverse a seconda del paese in cui sono nate; così facendo trasmettono ai bambini che crescono nelle loro pance queste tradizioni, queste abitudini alimentari e i loro stessi gusti.

Si può dire perciò che già prima di nascere ci si abitua al “cibo di casa nostra”: un’abitudine che, per quanto si possa viaggiare, ci si porterà sempre dietro.Forse si spiega così il fatto che noi italiani, dovunque andiamo, saremo sempre attratti dal profumo di un buon caffè o dal sapore di un’appetitosa pasta asciutta.

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