Maschio o femmina: meglio la sorpresa?

A cura della psicologa Dott.ssa Antonella Sagone

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Tempo di lettura 3 min

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Un tempo si utilizzavano i metodi più disparati: se la pancia era a punta, era maschio; se dolevano i reni, era femmina; se la mamma aveva voglia di dolci, femmina, se di cibi salati, maschio. Rituali strani a base di pendolini, conteggio delle erre dei mesi di gravidanza, calcoli complessi con l’oroscopo cinese… quando non c’erano né le ecografie né le amniocentesi, il desiderio di sapere in anticipo il sesso del bambino era ugualmente vivo, e le nostre nonne non si perdevano d’animo e ricorrevano ai sistemi più fantasiosi.

Molto prima che il bambino stesso si ponga questa domanda, e che abbia in qualche modo importanza per lui la risposta, i genitori, i nonni, i parenti e gli amici sentono questa urgenza di definire, classificare, dare un’identità che non sia vaga e nebulosa, ma ben precisa e caratterizzata. E quindi, per prima cosa, si desidera sapere se sarà un bambino o una bambina, se sarà maschio o femmina.

Bisogna pur cominciare a ragionare sui nomi, preparare il corredino, decidere come arredare la cameretta… almeno queste sono le motivazioni esplicite; ma il motivo profondo è diverso, è prepararsi ad entrare in rapporto con il proprio figlio. E può sembrare più facile farlo se si può già cominciare a pensare al nascituro come un “lui” oppure una “lei”.

Lo stesso meccanismo è alla base della ricerca di risposte dall'ecografia, anche al di là dell’utilità medico-diagnostica; motivazione che ha portato negli anni, e grazie all'affinarsi delle apparecchiature, a veri e propri “ritratti” da inserire nell’album di famiglia, e che mostrano i lineamenti del piccolo e le sue “attività” in utero.

Ma non tutti i genitori desiderano anticipare le informazioni e il piacere di incontrare il loro piccolino. Altri preferiscono non sapere nulla, e lasciarsi l’emozione di scoprire il sesso del loro bambino solo al momento della nascita. Da un lato, infatti, conoscere in anticipo alcuni dettagli del nascituro, come il sesso o altri aspetti, può essere utile ai genitori per costruirsi un’immagine realistica, e sfruttare il periodo dell’attesa per prepararsi al meglio ad accogliere il loro cucciolo. Dall'altro, fantasticare sul bambino, immaginarlo in mille diversi modi, giocare sull'incertezza per stimolare la fantasia, è un gioco piacevole che può allietare i nove mesi. Scoprire l’indole del proprio figlio da piccoli indizi indiretti, come il modo in cui si muove e scalcia, è un utile esercizio grazie al quale le madri entrano già in sintonia quasi “telepatica” col bambino e riescono in seguito, in modo misterioso per chi guarda dall'esterno, a intuirne l’umore e i bisogni anche se il neonato non potrà spiegarli a parole.

Che fretta c’è di sapere subito tutto? Dare ampio spazio all'immaginazione permette di dare sfogo alla fantasia ed elaborare aspettative e timori senza rinchiuderle subito in confini troppo stretti.

Tanto, per quanto la tecnologia possa aiutare a definire il bambino, dargli un peso, un sesso, un profilo, alla nascita i genitori si troveranno comunque di fronte un essere meravigliosamente nuovo, inaspettato, tutto da conoscere e scoprire.

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