Consigli per il giorno del parto

A cura del fisiatra Paoloni

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Tempo di lettura 3 min

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Alla fine arriva il giorno fatidico: le contrazioni si susseguono sempre più serrate e inizia il travaglio. Mamma e bambino iniziano un percorso che, nell’arco di poche ore, trasformerà le vite di entrambi: la mamma partorirà e il bambino inizierà la sua vita autonoma nel mondo.

Si tratta di ore molto speciali, in cui la donna entra in uno stato di coscienza molto particolare, e la percezione del tempo, le sensazioni, le sue energie sono molto differenti da quelle di ogni giorno. Le ondate di ormoni che accompagnano il processo della nascita sostengono sia l’organismo della mamma che quello del bambino ad affrontare questa esperienza così forte e speciale.



Sia la mamma che il bambino sono stati perfettamente attrezzati dalla natura ad affrontare e portare a termine il processo della nascita. L’importante è che la mamma abbia intorno a sé persone di cui si fida, che la sappiano sostenere evitando, per quanto è possibile, di interferire con il processo del parto, che ha i suoi tempi e le sue necessità. Quiete, silenzio, poche persone presenti, penombra, una situazione confortevole e la possibilità di muoversi e cambiare posizione sono un requisito chiave per un travaglio sereno e fisiologico.



E il bambino? il suo ambiente quieto e accogliente, il grembo materno, si anima all’improvviso per le contrazioni, e lui si trova ripetutamente compresso e spinto lentamente e inesorabilmente giù per il canale di parto. Ma non è semplicemente un corpo da espellere: il bambino è attivo, e la mamma può sentire anche i suoi sforzi per venire alla luce, come si punta e preme con la testa per farsi strada, come si avvita su se stesso per percorrere, in una lenta spirale, quei pochi centimetri che lo separano dal mondo esterno. E dopo qualche ora di questa “ginnastica”, durante la quale è anche lui sostenuto dagli ormoni del parto, che aiutano a sopportare stress e fatica, e ossigenato sempre attraverso il cordone ombelicale, ecco che improvvisamente lo spazio angusto del grembo si espande all’infinito. Allo stesso tempo, i polmoni, non più compressi, si aprono e per la prima volta l’aria irrompe e li dilata, e il bambino la espelle con un breve grido: sono la prima inspirazione ed espirazione, che segnano l’inizio della vita autonoma.



In questo momento, come un naufrago, il bambino ha bisogno di riprendere fiato e trovare la sua isola: il corpo e le braccia della sua mamma, il suo calore, il battito rassicurante del suo cuore, l’odore e il sapore del suo latte che già conosce attraverso il sapore del liquido amniotico, che aveva assaggiato nel grembo. Il contatto pelle a pelle con il bambino, la suzione al seno, scatenano nella mamma un’altra ondata di ormoni che, mentre annullano stress e dolore, stimolano l’espulsione della placenta, ultima fase del parto. A questo punto il cordone, che ha terminato la sua funzione, può essere reciso: mamma e bambino si sono separati, e si sono ritrovati, formando una nuova unità.

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