Quanto dorme un bambino?

A cura del fisiatra Paoloni

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Tra i sette e i dodici mesi i bambini dormono in media quindici ore al giorno, tra sonno notturno e i vari sonnellini, dormendo anche cinque o sei ore di seguito per notte. Con il passare del tempo i riposini si riducono e il bambino ne farà tendenzialmente uno al mattino e uno al pomeriggio, della durata di circa due ore ciascuno. Ovviamente la durata varia da bimbo a bimbo: ci sarà chi dorme di più al mattino, chi preferisce il pomeriggio.

I sonnellini diurni sono molto importanti per il bambino: il suo corpo cresce velocemente così come il suo cervello, perciò l’organismo richiede del riposo extra oltre quello notturno. E’ importante infatti non far saltare il riposino al bambino; è sconsigliato fargli saltare un riposino nella speranza che dorma magari più ore di seguito durante la notte; si potrebbe infatti peggiorare la qualità del sonno. Il piccolo potrebbe essere così teso e stanco  da non riuscire ad addormentarsi.

La fase di sonno leggero (REM) in questa fase è ancora vicina al 50% e i cicli di sonno sono ancora corti rispetto a quelli dell’adulto. Poiché la fase critica per il risveglio è quella del passaggio da un ciclo all'altro, più cicli significano più possibilità di risveglio. Per esempio, un rumore che capita nella fase di sonno pesante non sveglierà il bambino; al contrario, un suono leggero può svegliare il bambino se si verifica nel momento in cui sta passando ad una nuova fase del sonno. Lo stesso vale per lo stimolo della fame: molti bambini si svegliano ancora una o due volte per notte perché hanno fame, quindi è sufficiente la loro poppata per far si che riprendano sonno.

Verso gli otto mesi, una causa di risveglio può arrivare dal manifestarsi della cosiddetta “ansia da separazione”: il piccolo si spaventa e si mostra ansioso quando non è in presenza della sua mamma. Questo può influire sulla qualità del sonno sia nella fase dell’addormentamento che nel corso della notte. Nel primo caso, il bambino non vuole addormentarsi per evitare di separarsi dalla mamma; durante la notte, invece, può svegliarsi per “controllare” che la sua mamma sia vicino a lui; non trovandola, probabilmente si sveglierà e si metterà a piangere, per calmarsi non appena la mamma manifesterà la sua presenza, rassicurandolo. Anche l’apprendimento di nuove abilità come strisciare o gattonare possono creare qualche difficoltà nel sonno notturno: il bambino è così eccitato per le sue conquiste da volerle sperimentare in ogni momento, anche tra un risveglio e l’altro.

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